lunedì 12 dicembre 2011

RICCARDO MELITO - RAGAZZI DI STRADA

 

Niente capi o vicecapi, nessuna struttura predefinita, eravamo cani sciolti fieri della nostra indipendenza
Fino a qualche decennio fa i giovani erano soliti riunirsi nelle piazzette e per le strade, piuttosto che all’interno di scintillanti e patinati centri commerciali. Pensando a Roma, se si lascia galoppare la memoria a briglia sciolta, molti di questi punti di ritrovo vengono a galla. C’era il Pantheon, dove si riunivano alcuni punk, ma soprattutto i darkettoni, che migrarono poi in massa sulla scalinata di Trinità de Monti; c’era il mercatino di San Lorenzo, posto privilegiato dai punk anarchici; c’era Piazza dei Gerani a Centocelle, altro loro luogo di ritrovo; c’era la collinetta a Villa Pamphili o le strade di Trastevere, frequentate dagli amanti dell’Hardcore capitolino; Villa Ada, parco apprezzato da frikkettoni e amanti del reggae. Oppure dall’altro lato, c’era Piazza Capranica o il John Bull Pub dove si radunavano i mods e gli skinhead di destra o Piazza Euclide, centro nevralgico della vita “parolina”. Insomma la strada era la palestra e la maestra per chi non voleva imparare dai libri o per chi non trovava abbastanza nei libri. È lungo le vie di Centocelle durante gli anni ’70 e ‘80, che Augusto Stigi ha imparato a stare al mondo ed è con quegli insegnamenti e con quello stile che ora racconta la sua esperienza nel libro autoprodotto Ragazzi di strada.
Il libro narra le gesta di un ragazzo di periferia. Dopo aver appreso i primi rudimenti della socialità grazie al magico pallone, giocato rigorosamente per strada tra le macchine, questo adolescente capisce che la vita non è solo soldi e posizione sociale, anzi è ben altro. “Che quello che con affanno e frenesia portiamo avanti tutti i giorni scannandoci uno con l’altro, le scorribande per arricchire il bottino, il raggiungere gli standard di vita normale, non è altro che un sogno effimero poggiato su pilastri instabili, l’apoteosi della stupidità targata essere umano”. La vita per Augusto è invece principalmente cuore e amicizia. È onestà, ma non quella del codice penale o civile, quella nata dal rispetto del prossimo, dei suoi sentimenti. La stessa onestà che ti fa proteggere il debole e sfidare il forte perché: “Più sei debole, più i prepotenti diventano cattivi e coraggiosi, più tu sei forte, più loro sono gentili e ragionevoli, a volte riverenti”. Capito questo, c’è solo da andare avanti, lottare contro le avversità e beffarsene, gioire degli amici e degli amori. Così Augusto da promettente calciatore diventa un giovane punk e da Piazza dei Gerani con la sua banda comincia a criticare la società che ha intorno. Stia attento però chi cerca in questo libro una qualche spiegazione sociologica a un fenomeno che di per sé rimane difficilmente etichettabile, o chi pensa di trovare nostalgiche quanto patetiche giustificazioni dettate dal maturare, perché Augusto avverte a chiare lettere, non c’era “nessuna scusa, nessuna noiosa attenuante sociologica sull’incoscienza giovanile: sapevamo benissimo quello che facevamo”.


Il punk si mescola con la vita da stadio, la passione per la Roma, la tossicodipendenza e la dura lotta per uscirne. Un percorso che lascia emergere una sensibilità, forse ingenua, ma estremamente rara, capace di analizzare quello che molti accademici e letterati non riescono neanche a capire, figuriamoci a trasmettere. Ne è un esempio il racconto dell’esperienza del Sert: “Sat o sert, chiamatelo come cazzo vi pare, se ne avrete mai visto uno, saprete bene che è il luogo migliore per non smettersi mai di farsi”. Come anche le valutazioni sull’esercito e su chi ha un prezzo stampigliato sul cuore: “Il colonnello aveva la targhetta del prezzo. Gente come questa metteva il marchio del disonore a quelli come me, loro rispettabili esponenti di questa società, io un delinquente disadattato”. Quello che Augusto Stigi lancia non è solo uno sguardo sui cambiamenti di un quartiere di periferia romano, è soprattutto un’esperienza di vita, un vademecum per non affogare in questo mare popolato da squali, in divisa e non. Uno spaccato di storia raccontato con attitudine ironica e irriverente, così coatta e al contempo umile, tanto da poter fondere gli opposti, tipica della romanità, ma anche molto simile al punk. Infine, per sottolineare che “passione e partecipazione non fanno rima con speculazione” e che punk non è moda, Augusto si è autoprodotto il libro, che è possibile acquistare alla Libreria Rinascita, in Viale Agosta 36, alla Libreria Internazionale, a Via dei Volsci 41, e a Hellnation, il tempio dell’hardcorepunk capitolino, in Via Nomentana 113 e che sarà anche presentato domenica 11 dicembre alle ore 19.00 al Sally Brown, in Via degli Etruschi, 3 a San Lorenzo. Buona lettura.
 

di Riccardo Melito


9 dicembre 2011




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